giovedì 27 dicembre 2007

Istanbul 1



- Diario di viaggio postumo -


Tiziano Terzani - una vita, un unico grande viaggio nell'esistenza umana - diceva in "Un indovino mi disse" che si era stufato di viaggiare in aereo perchè non gli permetteva di comprendere appieno lo spirito del luogo e del tempo in cui stava andando. Niente di più vero per questo mio strampalato viaggio nel cuore della Turchia.
Complice la sveglia alle 4 del mattino e lo stato confusionale che ne è derivato per il resto del giorno (stato che peraltro mi ha portato ad attraversare i controlli di sicurezza dell'aeroporto di bologna con in tasca un bel coltello...) mi sono trovato catapultato in un mondo di suoni e colori sconosciuti senza poter dire di esserne veramente cosciente. Per di più l'arrivo frettoloso in albergo e la corsa al "BAZAREGIZIANO" per non perdersi l'ultimo giorno di apertura prima della festa grande non ha certo facilitato le cose.
Tutti coloro a cui piace viaggiare hanno una propria idea del viaggio ideale. Dai significati profondi che questo può assumere - vita, rinascita, espiazione, iniziazione, conoscenza di sè o degli altri, e chi più ne ha più ne metta - ai mezzi che si utilizzano, dalla compagnia ai rituali da compiersi prima dopo e durante: eppure credo che tutti condividano l'idea che nessun viaggio può essere breve. Il tempo (e i finanziamenti, ma questo è un'altro discorso...) è il peggior nemico del viaggiatore. Quindi nemmeno questo ha giocato a favore della mia permanenza turca. Eppure come lamentarsi! Non sarà stato un viaggio, chiamiamolo (per non essere politically scorrect) una breve vacanza lontano dalle noie della quotidianità e della "avventure" domestiche, ma è comunque stato una piccola/grande esperienza!
Stabilito di cosa stiamo parlando e sperando di non aver offeso l'animo nobile di qualche grande viaggiatore (che sicuramente non avrà mai occasione di leggere queste poche righe)...vorrei portarvi lì con me, nel ricordo frammentato di tante luci e colori e profumi e...turchi.


Se persino il mio naso, reso ormai quasi-insensibile agli odori da una rinite quasi-cronica, riusciva ad inebriarsi di quei profumi, non voglio immaginare cosa potesse sentire un cane che passeggiasse per quel bazar.
La barboncina della solita vecchia signora incartapecorita nella sua pelliccia di muflone ha cercato di suicidarsi gettandosi nelle braccia del primo arabo che incontrava (a casa le avevano insegnato chiaramente l'equazione arabo=terrorista) che invece l'ha gentilmente afferrata per tentare di venderle una lampada di cristallo in fintaplastica. Dopo l'iniziale sgomento del quadrupede, il venditore, per nulla offeso dell'apparente mancanza di interesse, aveva già dimezzato il prezzo. Abbandonata la padrona che cercava rimedio all'astinenza da caffè sniffando qualsiasi cosa le capitasse a tiro e superata la delusione del fallito attentato terroristico D.O.C. alla propria vita, la cagna si era già lanciata in una sfrenata contrattazione, in pieno spirito turistico. Già, perchè a quanto pare la tanto rinomata arte che avrebbe fatto di Paperon de Paperoni il re della turchia non è più esercitata da nessun animale autoctono. Solo nei due grandi mercati turistici, il Gran Bazar e il Bazar delle spezie appunto, viene mantenuta, un po' per spillare più soldi ai turisti inesperti ed un po'per cancellare i segni inquietanti della globalizzazione dilagante. Fattostà che, volente o nolente, l'etichetta del turista non te la togli dalla fronte neanche con le più avanzate tecniche chirurgiche (ovvero cercando di nascondere un poco la tua fiammante giacca blu elettrico in goretex senza morire congelato) e ti tocca stare al gioco. Solo che appunto sei appena sbarcato dall'aereo e mentre senti ancora vivido il ricordo del tuo letto caldo ti trovi in mano un sacchetto (rigorosamente sigillato sotto vuoto, non sia mai che la gloabalizzazione si nasconda troppo) di qualche spezia sconosciuta, ovviamente la migliore qualità, che nessun altro li intorno ecc... Spaesamento che ha però anche i suoi lati positivi, dato che nell'altra mano ti ritrovi un bel bicchiere fumante di tè turco alla mela, squisito e parecchio termogenico...

[...continua...]

venerdì 14 dicembre 2007

Trenitalia



Per fortuna frequento poco le stazioni

il pensiero passeggero dei ritardi l'attimo
lunghissimo in cui il treno si allontana
perchè dal marciapiede la partenza ha il sapore di lasciarsi
e negli annunci non c'è mai una parola
per chi resta

da "L'infanzia vista da qui" di
Francesco Tomada



Non c'è niente da aggiungere. Niente che io possa dire di più per trasmettere un pensiero. Niente di più bello; non parole, nè sospiri per descrivere quel "qualcosa" che credo lui volesse trasmettere. Ho letto queste parole, poesia, tardi: e già avevo sperimentato la sensazione. Già avevo visto partire -amici- per mete lontane ove personalità si formavano mentre io scivolavo nel sogno di quei paesi incantati. Ed ora, che loro sono tornati, e cambiati, io penso alle stazioni.
Noi tutti che viviamo questa vita di partenze e saluti, infiniti momenti di attesa sulla banchina dell'esistenza, non aspettiamo altro che un treno che si chiama futuro, ed è nuvole. Nuvole di sogni in musica su ritmi balcanici, scatenati, di irripetibile emozione; gambe e salti e polvere che si alza sotto piedi di donna. Nuvole di amori e rancori, di viaggi incredibili su treni inesistenti e stazioni fantasma, verso la fine di un esperienza unica guidata dal vento. Soffia tiepido nei cuori aperti di chi ascolta la voce del flauto, melodia di vita. E quel vento si chiama poesia.
Grazie Francesco.

mercoledì 5 dicembre 2007

Non solo indignazione...


La sera, nei momenti come questo, mi trovo spesso cullato da note magiche nel mondo libero dei miei pensieri. Gli occhi stanchi indugiano su particolari insignificanti della carta da parati, e i sogni prendono il sopravvento. Ho impostato "riproduzione casuale" ed è la musica che mi guida sicura tra gli stati d'animo più disparati. Se capita una canzone dalla note avventurose, eccomi in sella ad una moto lanciato in mezzo al deserto, o con gli amici degli LTdT ed un grosso furgone pieno di bidoni a caccia di concerti in mezzo alla Bretagna... Ecco la bellezza e il desiderio che mi conquistano , agli angoli del mondo, sulle note della malizia e la felicità che riempe di stupidi sorrisi le mie espressioni, riflesse sullo schermo del pc.
Ma non c'è bisogno di canzoni dal contenuto politico per richiamare alla mente lo schifo sociale in cui viviamo. Lo so, non è certo un espressione di grande finezza letteraria, ma non riesco ad esprimere diversamente l'indignazione che provo in questi giorni...
Grande risorsa internet. Sto cercando di costringermi a leggere le pagine di qualche giornale, quando le note non prendono il sopravvento in queste serate solitarie, ma la mia mente si oppone. Rifiuta la violenza che le viene fatta quando leggi della merda in cui navighiamo (altro esercizio di stile).
Ciò che mi fa più male, però, non sono loro, i soliti maledetti politici corrotti e burocrati e padroni e giornalisti che fanno disinformazione e tutti gli altri che pensano solo al profitto personale. Sono io. E voi. E noi tutti che schifati ci giriamo dall'altra parte senza combattere, senza capire e senza scoprire come cambiare veramente le cose. Non è impossibile, credo.
Eppure, quando parlo con i miei coetanei, studenti di medicina che pensano spesso al modo di rendere più semplice un esame, che gioiscono di quelle risoluzioni che gli rendono lo studio più banale, mi vergogno per loro. E mi vergogno di me per non essere abbastanza colto da riuscire a fargli capire che un università mediocre va solo a nostro svantaggio. Mi vergogno perchè non riesco a dire basta, non riesco a fare una decisione radicale per lanciare un altro piccolo messaggio nella melma di quest'italia, di questo mondo che proprio non capisco. Cosa dovrei fare? Non credo che andarmene indignato, o mandare tutti a cagare sia qualcosa di utile. Non serve a me, che perdo l'occasione di lavorare dall'interno al problema, e non serve a nient'altro...perchè in fondo è solo un altro modo per girarsi dall'altra parte...
Musica bisbigliata e parole incerte, dubbi e pensieri menomati percorrono ora la mia mente. Forse è colpa dei Genesis; o forse è colpa della società malata in cui vivo, e che purtroppo sto contribuendo passivamente a far sopravvivere.

domenica 25 novembre 2007

LTdT


Siamo tanti, noi tambours. Impossibile pensare di andare sempre d'accordo; anzi, per come siamo nati, per quello che credo rappresentiamo nel nostro piccolo mondo, sarebbe quasi un controsenso. Siamo un melting-pot di persone diverse che condividono il piacere della musica, del viaggio, del divertimento; il piacere di vivere assieme.
Siamo sempre aperti all'incontro con nuove persone, nuove esperienze, nuove collaborazioni e nuove culture. Non abbiamo pretese, e i "sogni artistici" che ci spingono a cercare nuovi concerti, nuove sfide, non prevedono certo il successo. E allora? Dovremmo per questo fare la figura di un gruppetto mediocre di ragazzi che cerca di vincere la noia suonando dei bidoni metallici? Dovrei pensare che tutto quello che abbiamo fatto in questi anni, le magnifiche esperienze che abbiamo vissuto ASSIEME in giro per l'Italia e oltre non valgano niente solo perchè siamo un gruppo di dilettanti? Solo perchè il nostro unico scopo è il divertimento, e le soddisfazioni vengono di conseguenza?
No, non lo accetto. Non accetto più le spinte dei pochi tra noi che volevano fare degli LTdT la loro finestra sul mondo della musica di professione. Non accetto di rinnegare le esperienze passate, nè di non credere in un futuro possibile, anche per un gruppo tanto instabile come il nostro. Perchè questo gruppo ha fatto di me un'altra persona, una persona migliore.
Perchè credo di avergli dato qualcosa, e di aver ricevuto in cambio molto di più.
Grazie a voi, amici degli LTdT, che ancora credete in noi. Godetevi questa foto del nostro ultimo exploit come spalla dei Tambours du Bronx!!

buonanotte

martedì 20 novembre 2007

Intro

Solo una breve introduzione.
Non ho pretese nè aspettative per questo mio blog. Non sono nemmeno sicuro di volere che qualcuno legga ciò che scrivo, anche perché mi rendo conto che raramente questo merita veramente di essere letto.

Eppure, mi piace l'idea di mettermi in discussione, di esprimere emozioni qui, una goccia nel mare di surfisti della rete... mi piace pensare di riuscire un giorno a dialogare con qualcuno, sconosciuto, che condivide con me il piacere dello scrivere a getto, senza troppe riletture e compromessi.

Voglio lasciare che siano i momenti in cui scrivo a dettare le parole dei miei post; non il frutto di un ragionamento, ma solo l'espressione di un'irripetibile emozione. E se qualcuno, tra voi, vuole condividere con me la gioia del "provare" del "sentire" a tutti i costi, del vivere al massimo, pervasi dalla realtà e dalla percezione delle cose, beh... può sempre lasciare un commento!

buonanotte a tutti
voglio sprofondare nel letto, per continuare a sognare...