mercoledì 27 febbraio 2008

Delusione

Ammetto che un po mi ero illuso. Speravo almeno in una risposta "no grazie non siamo interessati", ma né l'autore dell'articolo né grillo mi hanno degnato di un segno in riferimento all'idea della 'campagna elettorale parallela'. Non che pensassi di arrivare io e cambiare il mondo, mi bastava una risposta qualsiasi.
Fattostà che parla, parla...e a sentire gli amici miei c'è solo una via d'uscita: puntare tutto sul meno-peggio, ancora, il pd insomma: gli unici che abbiano qualche speranza di non farci ricadere nelle mani del berlusca. Eppure mi rifiuto di credere che il popolo italiano debba essere sempre costretto a votare non per qualcuno dal quale si sente rappresentato, ma per quelli che si spera facciano meno danni...
Bisogna cambiare l'Italia a partire dalle piccole cose quotidiane, dalla spazzatura differenziata alle campagne per l'energia pulita, dalla profonda ricerca di sé e di valori alti in cui credere alla loro costante esternazione. Se molliamo noi, che abbiamo vent'anni o poco più, chi mai dovrebbe riuscirci, a cambiare questa società? Vivrò sempre con la convinzione che questo sia possibile, perchè il cinismo non è altro che una sconfitta interiore e una velata resa al potere. Lascio questo "privilegio" ai deboli e ai vecchi, che dopo anni di presunte lotte hanno il diritto di volere un po' di pace.

lunedì 18 febbraio 2008

Ancora idee: astensionismo attivo

Come ho già detto sto aspettando risposta sia dal direttore di Carta che da Beppe Grillo, cui ieri sera ho segnalato l'articolo e l'interessante proposta. Nel frattempo vi giro questa mail che ho ricevuto, parla di astensionismo attivo, una sorta di metodo ibrido per manifestare il proprio disaccordo con la politica attuale senza lasciare che questo avvantaggi l'una o l'altra parte in gioco. Mi rendo conto di quanto sia contraddittorio con il post di ieri, ma sono ancora al vaglio delle idee, ed anche questa, benchè meno entusiasmante della proposta partecipativa di Pierluigi Sullo, potrebbe essere un'iniziativa interessante.

> l'astensionismo attivo ovvero rifiuto della scheda.
>
> come ben sapete l'astensionismo passivo non fa percentuale di media votanti e riguardo alle elezioni legislative il nostro sistema di attribuzione non prevede nessun quorum di partecipazione(a differenza dei referendum dove è richiesto un quorum del 50%+1 degli elettori).
>
> quindi se anche per assurdo nella consultazione elettorale votassero tre persone,ciò che uscirebbe dalle urne sarebbe considerata valida espressione della volontà popolare e si procederebbe quindi all'attribuzione dei seggi in base allo scrutinio di tre schede.
>
> Altresì le schede bianche è nulle,fanno si percentuale votanti,ma vengono ripartite,dopo la verifica in sede di collegio di garanzia che ne attesti le caratteristiche di bianche o nulle,in un unico cumulo da ripartire nel cosidetto premio di maggioranza....(per assurdo sempre votando bianca o nulla se alle prossime elezioni vincesse berlusconi le sudette schede andrebbero attribuite nel premio di forza italia).
>
> Esiste però un metodo astensivo,che garantisce di essere percentuale votante(quindi non delegante) ma consente di non far attribuire il proprio non-voto al partito di maggioranza.
>
> è infatti facoltà dell'elettore di recarsi al seggio e una volta fatto vidimare il certificato elettorale,AVVALERSI DEL DIRITTO DI RIFUTARE LA SCHEDA,assicurandosi di far mettere a verbale tale opzione.
>
> è possibile inoltre ALLEGARE IN CALCE AL VERBALE,UNA BREVE DICHIARAZIONE IN CUI SE VUOLE,L'ELETTORE HA IL DIRITTO DI ESPRIMERE LE MOTIVAZIONI DEL SUO RIFIUTO(es. nessuno degli schieramenti qui riportati mi rappresenta)
>
> Tale sistema oltre a rallentare e rendere difficoltose le operazioni di voto e scrutinio(è obbligatorio compilare infatti per ogni scheda rifiutata un apposito verbale) rende inattribuibile il voto,in quanto la legge consente solo l'attribuzione delle schede contenute nell'urna al momento dell'apertura della stessa,creando una discrepanza tra percentuale votanti e voti attribuibili e di conseguenza un problema di difficile,se non impossibile attiribuzione(specie se il fenomeno raggiungesse quote notevoli) di seggi,infatti in linea teorica(non è mai successo) se la quantità di schede rifiutate raggiungesse la quota di voti necessaria per l'attribuzione di un seggio,tale seggio non potrebbe essere attribuito.
>
> DIFFONDETE

domenica 17 febbraio 2008

E allora, che si fa?

"E allora, che si fa? Si può lasciare che passi l’ennesima ondata di marea delle campagne pubblicitario-elettorali, per poi ricominciare a darsi da fare, anche se probabilmente in un contesto peggiore. Oppure si può cercare il modo di «usare» la campagna elettorale. Questa è la proposta: reti, movimenti, associazioni, sindacati, singole personalità un bel giorno, presto, si riuniscono e discutono di come condurre in tutto il paese, città per città, un’altra campagna. La quale consisterebbe nel fatto che tutti, nelle loro diversità, concordano su un testo, un «programma», che disegni la società e la democrazia che vorremmo; e che tutti si impegnano a diffonderlo e a discuterlo in giro per l’Italia. Poi, ciascuno metterà l’accento sulla parte del «programma» che trova più coerente con sé, e in ogni città o territorio si tradurranno quelle proposte nella situazione che c’è lì. Immaginate decine, centinaia di incontri e di azioni che tutte insieme dicano: noi, così diversi tra noi, abbiamo ciò nonostante una proposta da fare a tutti i cittadini. Che si decida di votare per questo o per quello, o di non votare affatto, noi badiamo alle cose, a come cambiare il nostro modo di vivere.
Si tratterebbe di una «campagna» indipendente e parallela a quella dei partiti, che non si propone di chiedere o imporre candidature, o di barattare voti."
Tratto da Carta.org

Idea interessante... Una campagna elettorale parallela, un programma in dieci punti, precisi, pratici, comuni! C'è poco tempo, ma bisogna provarci. Mi ricorda le parole di una canzone di Gaber: "Libertà è partecipazione". Spesso si parla di democrazia popolare (una tautologia per ribadire il concetto di quanto il governo NON sia del popolo...) o di liste civiche. Eppure sempre qualcuno ci ricasca: perchè il gioco esclude i giusti e premia solo i grandi partiti, gli stessi dove la politica viene mortificata. Ma se fossero i cittadini, le associazioni, a proporre il programma di governo, non cambierebbe nulla sul piano pratico ma ne uscirebbe un messaggio di una forza straordinaria. Forse è un sogno, come teme l'autore dell'articolo Pierluigi Sullo, ma almeno potremo dire di averci provato.

Inviate questo post ai vostri amici, diffondete la notizia, linkate l'articolo: io scriverò all'autore e cercherò di capire se erano solo parole...

Andrea Pazienza

mercoledì 6 febbraio 2008

Che fine faremo?


Non se ne può più. Da entrambe le parti, la gente è stufa di doversi confrontare con politici corrotti e collusi, con persone al di là di ogni trasparenza, con menti avulse dal concetto di coerenza e di ideale. C'è un sentimento di sconforto che dilaga tra i lottatori delle passate generazioni, quelli che hanno potuto sentire di persona l'odore dei movimenti sociali e difendere i propri ideali urlando nelle piazze; ma succede di peggio con le generazioni successive, quelle che, come la mia, se ne sbattono e basta.
Oggi un amico mi ha fatto delle domande, doveva fare i "compiti a casa" per un corso di non-so-cosa universitario. Il format prevedeva quesiti tipo "come affronti i piccoli eventi rivoluzionari della quotidianità" o "c'è un ideale per il quale lotteresti fino in fondo", utilizzando pericolosamente la parola "rivoluzione", scempiata in passato e privata ormai dei suoi significati più profondi.
All'inizio non sapevo sinceramente cosa rispondere, purtroppo sono anch'io figlio del mio tempo e spesso nascondo dietro falsi impegni la poca voglia di tenermi informato. Tuttavia, qualcosa la penso, l'ho già detto e lo ripeto: è solo colpa nostra. Una volta quando qualcosa non andava nella società la popolazione si caricava come una molla, si accumulavano rancori, odii profondi che sfociavano in atti di inaudita violenza quando il limite di sopportazione veniva raggiunto. Non che fossero tempi di cui andare fieri, ma erano 'vivi'. Temo invece che lo sconforto ed il senso di impotenza ci faccia solo sprofondare nell'apatia, lasciando a mafiosi di ogni sorta la possibilità di governare e confinando i pochi idealisti ancora in vita dietro un muro di indifferenza.
Guardate un attimo chi sta prendendo la rincorsa per fare l'ennesimo balzo sulle poltrone del potere ed ingannarci con promesse mai mantenute!


Hanno camminato per così tanto tempo nella fanghiglia del potere, impastato talmente tanti soldi con mani sporche di mafia, sfornato una quantità così grande di leggi insensate che non possono, nemmeno con la più buona volontà, venirne fuori. C'è bisogno di un rinnovamento radicale della classe politica italiana, ma non dobbiamo aspettarci che cada dall'alto, la nuova formazione del governo dettata su pietra e pronunciata a gran voce dalla cima del monte Sinay.
Tutti si devono impegnare nel loro piccolo a dare un segnale forte, pacifico ma inesorabile, chiaro ed incorruttibile. Per esempio, nessuno dovrebbe andare a votare alle prossime elezioni. Questa sì che sarebbe una vera rivoluzione.

sabato 2 febbraio 2008

Future generations...?


Tokyo 2007 - foto di Giacomo Magnani