giovedì 18 settembre 2008

Affondando l'Università...

I magnifici rettori non sono notoriamente dei sovversivi. Un senato accademico, tantomeno. Eppure la nostra ministra è riuscita ad incendiare gli animi delle alte cariche dell'universitas patavina. Tagliando i fondi, progettando a tavolino la distruzione dell'università pubblica e la sua sostituzione con quella privata, trasformando le università in fondazioni e sbolognando a qualche magnate il compito di istruire il popolo italiano. Applaudite pure i nostri carnefici. Ne pagheremo tutti le conseguenze, e saremo così ignoranti da non rendercene nemmeno conto.

Qui di seguito un comunicato diffuso dagli uffici del Magnifico Rettore Vincenzo Milanesi:


Si trasmette per conto del Magnifico Rettore
----------------------------------------------------
Ai Docenti
Al Personale Tecnico e Amministrativo
Ai Dottorandi
Agli Specializzandi
Ai post-doc assegnisti
Agli Studenti


Trasmetto il documento approvato all'unanimità dal Senato Accademico il 15 settembre scorso ed invito - a nome del Senato Accademico stesso - tutti i docenti ad illustrare il contenuto del documento stesso durante la prima lezione del proprio corso all'inizio del semestre.
Cordialmente

Vincenzo Milanesi

Clicca qui per leggere il testo del documento.

domenica 14 settembre 2008

Rom picchiati a Verona dai carabinieri

Leggo, mi indigno, diffondo...

Si erano fermati fuori del paese, vicino Verona, solo per mangiare. Sono stati picchiati, sequestrati e torturati dai carabinieri per ore. La loro testimonianza

Venerdì 5 settembre 2008, ore 12. Tre famiglie parcheggiano le roulotte nel piazzale delle giostre a Bussolengo [Verona]. Le famiglie sono formate da Angelo e Sonia Campos con i loro cinque figli [quattro minorenni], dal figlio maggiorenne della coppia con la moglie e altri due minori, infine dal cognato Cristian Udorich con la sua compagna e i loro tre bambini. Tra le roulotte parcheggiate c’è già quella di Denis Rossetto, un loro amico. Sono tutti cittadini italiani di origine rom.

Quello che accade dopo lo racconta Cristian, che ha trentotto anni ed è nato a San Giovanni Valdarno [Arezzo]. Cristian vive a Busto Arsizio [Varese] ed è un predicatore evangelista tra le comunità rom e sinte della Lombardia. Abbiamo parlato al telefono con lui grazie all’aiuto di Sergio Suffer dell’associazione Nevo Gipen [Nuova vita] di Brescia, che aderisce alla rete nazionale «Federazione rom e sinti insieme».

«Stavamo preparando il pranzo, ed è arrivata una pattuglia di vigili urbani – racconta Cristian – per dirci di sgomberare entro un paio di ore. Abbiamo risposto che avremmo mangiato e che saremmo subito ripartiti. Dopo alcuni minuti arrivano due carabinieri. Ci dicono di sgomberare subito. Mio cognato chiede se quella era una minaccia. Poi cominciano a picchiarci, minorenni compresi».

La voce si incrina per l’emozione: «Hanno subito tentato di ammanettare Angelo – prosegue Cristian – Mia sorella, sconvolta, ha cominciato a chiedere aiuto urlando ‘non abbiamo fatto nulla’. Il carabiniere più basso ha cominciato allora a picchiare in testa mia sorella con pugni e calci fino a farla sanguinare. I bambini si sono messi a piangere. È intervenuto per difenderci anche Denis. ‘Stai zitta puttana’, ha urlato più volte uno dei carabinieri a mia figlia di nove anni. E mentre dicevano a me di farla stare zitta ‘altrimenti l’ammazziamo di botte’ mi hanno riempito di calci. A Marco, il figlio di nove anni di mia sorella, hanno spezzato tre denti… Subito dopo sono arrivate altre pattuglie: tra loro un uomo in borghese, alto circa un metro e settanta, calvo: lo chiamavano maresciallo. Sono riuscito a prendere il mio telefono, ricordo bene l’ora, le 14,05, e ho chiamato il 113 chiedendo disperato all’operatore di aiutarci

perché alcuni carabinieri ci stavano picchiando. Con violenza mi hanno strappato il telefono e lo hanno spaccato. Angelo è riuscito a scappare. È stato fermato e arrestato, prima che riuscisse ad arrivare in questura. Io e la mia compagna, insieme a mia sorella, Angelo e due dei loro figli, di sedici e diciassette anni, siamo stati portati nella caserma di Bussolengo dei carabinieri».

«Appena siamo entrati,erano circa le due – dice Cristian – hanno chiuso le porte e le finestre. Ci hanno ammanettati e fatti sdraiare per terra. Oltre ai calci e i pugni, hanno cominciato a usare il manganello, anche sul volto… Mia sorella e i ragazzi perdevano molto sangue. Uno dei carabinieri ha urlato alla mia compagna: ‘Mettiti in ginocchio e pulisci quel sangue bastardo’. Ho implorato che si fermassero, dicevo che sono un predicatore evangelista, mi hanno colpito con il manganello incrinandomi una costola e hanno urlato alla mia compagna ‘Devi dire, io sono una puttana’, cosa che lei, piangendo, ha fatto più volte».

Continua il racconto Giorgio, che ha diciassette anni ed è uno dei figli di Angelo: «Un carabiniere ha immobilizzato me e mio fratello Michele, sedici anni. Hanno portato una bacinella grande, con cinque-sei litri di acqua. Ogni dieci minuti, per almeno un’ora, ci hanno immerso completamente la testa nel secchio per quindici secondi. Uno dei carabiniere in borghese ha filmato la scena con il telefonino. Poi un altro si è denudato e ha detto ‘fammi un bocchino’».

Alle 19 circa, dopo cinque ore, finisce l’incubo e tutti vengono rilasciati, tranne Angelo e Sonia Campos e Denis Rossetto, accusati di resistenza a pubblico ufficiale. Giorgio e Michele, prima di essere rilasciati, sono trasferiti alla caserma di Peschiera del Grada per rilasciare le impronte. Cristian con la compagna e i ragazzi vanno a farsi medicare all’ospedale di Desenzano [Brescia].

Sabato mattina la prima udienza per direttissima contro i tre «accusati», che avevano evidenti difficoltà a camminare per le violenze. «Con molti familiari e amici siamo andati al tribunale di Verona – dice ancora Cristian – L’avvocato ci ha detto che potrebbero restare nel carcere di Verona per tre anni». Nel fine settimana la notizia appare su alcuni siti, in particolare Sucardrom.blogspot.com. La stampa nazionale e locale non scrive nulla, salvo l’Arena di Verona. La Camera del lavoro di Brescia e quella di Verona, hanno messo a disposizione alcuni avvocati per sostenere il lavoro di Nevo Gipen.

di Gianluca Carmosino (Carta)

venerdì 12 settembre 2008

Dall'altra parte: c'è speranza?

E' mesi che non scrivo su questo mio blog, purtroppo. Troppi impegni, come al solito. Prima la festa del SISM, poi gli esami, i concerti con i tambours, e ancora a correre dietro all'ultimo impegno preso con qualche amico, qualche giorno di vacanza e poi via di nuovo a padova per ricominciare, sempre prima, con la facoltà, tirocini, lezioni... Un'estate difficile, pochi giorni per riposarsi e mai del tutto.

Mi piacerebbe riprendere il filo del discorso che avevo interrotto nel post precedente, sul tema di "dall'altra parte" che tanto mi sta a cuore. Non ricordo come avrei voluto continuare, le emozioni di quei giorni sono state smorzate dal tempo e da altre, più dirette e vicine, tragedie. Lascierò allora che i frammenti rimasti si uniscano al presente sentimento di disgusto che aleggia sopra la visione di questa università per tirarne fuori qualche riga...

Avrei voluto che tutti gli studenti di medicina partecipassero a quegli incontri; eppure mi rendo conto che solo coloro i quali si fossero affacciati al problema con lo spirito di chi sente il bisogno di capire, con l'animo di un allievo di fronte al suo maestro, dove il confine tra ammirazione e venerazione è quasi invisibile ma segna vigorosamente la differenza tra rispetto e stupidità, tra coscienza e incoscienza, tra emozionante realtà e religiosità fasulla, ebbene solo quelli avrebbero potuto trarre vantaggi dalle esperienze vissute dai protagonisti di quei giorni. Persone malate, tra le cui montagne di parole l'ascoltatore doveva districarsi come un rocciatore inesperto alla sua prima vetta, per cogliere quelle poche emozioni il cui significato non fosse solo personale, ma si allargasse al progetto di ritorno all'umanità della medicina che si andava definendo. Spezzoni di frasi, spesso nemmeno concetti ben espressi, anzi erano sempre lì sotto la superficie come lastre di ghiaccio coperte da un velo d'acqua che le nasconde allo sguardo del disattento; poche fondamentali scheggie di pietra scagliate verso di noi, e che noi dobbiamo saper raccogliere per consolidare le fragili fondamenta del nostro essere medico.

E poi ti guardi intorno e ti accorgi che i vicini scavano gallerie sotto di te e che i professori, per inettitudine o semplice noncuranza, per stupidità od egoismo o per qualsivoglia altra ragione che comprenda la malafede, ti mettono i bastoni tra le ruote, non trasmettono non insegnano non comprendono la necessità della figura di un maestro di vita e d'arte che ci spinga ad emulare il meglio e superarlo. Si aggrappano a miti e fasti del passato per la paura di aprire gli occhi e rendersi conto che la loro (nostra) università sta andando a rotoli e che nessuna delle scuse addotte dai "vedenti" sia quella vera. Il nostro futuro è nelle nostre mani, al contrario di quello che credono le menti povere di fantasia e speranza, abbandonate alla prevaricazione di una superpotenza spirituale o temporale, sia essa un dio onniscente o un professore arrogante. Il fatto più triste è che molti sanno cosa andrebbe fatto, passo passo, le piccole lotte, gli attacchi silenziosi da condurre a questo sistema per rifondarlo dall'interno, ma nessuno lo fa, o quasi. Perchè costa immane fatica mantenere puri se stessi per percorrere la giusta direzione già normalmente, figurarsi quando ad ogni angolo sono a decine pronti a trascinarti verso l'irresistibile tentazione di non-dire, non-fare, non-criticare.
Ed è un attimo ad essere trascinati dalla corrente; ancor meno a perdere il ricordo di cosa è giusto; appena un istante di più a diventare come tutti gli altri, immersi nel limbo che va dal tanto non è compito mio a tanto non posso fare niente, passando per tanto non cambierà mai nulla e tanto cosa vuoi che possa fare io da solo contro tutti che non sono mica donchisciotte e qui non ci sono più mulini a vento ma palazzi in cemento armato....

Dall'altra parte è questo: l'alito della morte che riaccende la vita sotto strati di incartamenti burocratici ed impegni ininterrotti, il sapore di un piatto di spaghetti come fosse l'ultimo, ogni attimo come fosse quello che realmente è, unico e irripetibile, osservato da occhi acuti nel tempo dilatato di chi sa quanto vale ogni singola goccia di emozione.

domenica 11 maggio 2008

Dall'altra parte

Un servizio di "La Storia Siamo Noi" (Nemesi Medica), un libro stupendo (S.Bartoccioni, G. Buonadonna, F. Sartori), un ciclo di conferenze del SISM (sede di Padova) semplicemente indimenticabile. Eppure "dall'altra parte" è molto di più di questo. Proverò a spiegarmi.

La storia inizia con un'idea del giornalista Paolo Barnard per rendere migliore la sanità italiana; a partire dalle persone che la popolano (medici ma anche pazienti) per finire alle istituzioni che la regolano. La novità sta nella centralità dell'ambivalente figura del medico-malato come spunto di riflessione per una rivoluzione umanistica di questa sanità. L'obiettivo a breve termine (già raggiunto) era la stesura di un decalogo di richieste, sottoposto alcuni anni fa all'allora ministro della sanità, Sirchia. Il vero obiettivo invece, è ancora quello di restituire ai pazienti la loro dignità di malati e ai medici il potere di essere migliori in una sanità in cui possano anche dire la loro.
In 4 giorni di incontri incredibili, il SISM ha realizzato un tassello del grande disegno: le 150 (circa) persone presenti, in particolare studenti di medicina ma anche qualche medico ed infermiere, si sono confrontate su temi quali la comunicazione con il malato, l'umanità, la tragedia della malattie più debilitanti, la necessità di una rivoluzione del sistema sanitario e l'introduzione di un "controllo di qualità" dei medici sfornati dalle nostre università. In questi giorni più che mai mi rendo conto di quanto avesse ragione Paolo Barnard quando chiedeva che fosse impedito, agli studenti medici ritenuti incapaci di avere un giusto rapporto con il malato, di proseguire gli studi o comunque di esercitare la professione. Sono convinto che almeno la metà dei miei compagni di corso non passerebbe un filtro del genere, forse nemmeno io. Molto di loro si preoccupano solo di ottenere un foglio di carta ed un buon lavoro con la minima fatica possibile. Sono pronti a calar le braghe di fronte a qualunque professore pur di non avere fastidi, o in nome di un'innata impotenza a risolvere i problemi (numerosi) della facoltà. Mi chiedo come faranno a combattere, fianco a fianco dei loro futuri "pazientissimi" malati, la tragedia delle persone. Come sopporteranno il peso delle dolorose emozioni altrui, se non estraniandosi, ancora una volta, dai problemi?
Ci si è chiesti di chi sia la colpa di tutto questo. Del sistema, sicuramente; ma anche nostra, e dei genitori che regalano sempre ai propri figli, dal primo compleanno in poi, scorte di vasellina ed aulin(per il mal di schiena, a forza di stare piegati...).

...continua...

sabato 12 aprile 2008

ELECTION DAY!

Ho preso una decisione. Domani andrò a votare, ancora una volta per il meno peggio. Perchè non deve andare su Berlusconi. Mille buone ragioni ve le possono dare i giornalisti della rivista "Internazionale", in cui anche giornali di destra come "El Pais" si preoccupano per il ritorno del 'buffone'. Anche su "microMEGA" si possono trovare dei buoni articoli: FERMATE BERLUSCAZ!

...e voterò Di Pietro, forse il meno corrotto di questa partita di "nuovi" politici. Altre mille buone ragioni ve le può dare Marco Travaglio in questo video. Insomma voterò Veltroni per vie traverse, per non sentirmi troppo in colpa ma per non pentirmi di aver lasciato che lo psiconano tornasse al potere. E poi bisogna lottare per non trovarsi con lo stesso dilemma alle prossime elezioni, per non dovere ancora una volta andare a votare per persone che non ci rappresentano.

Per chi si fosse convinto al non-voto, lasciate perdere le fette di salame nella scheda, rischiate di favorire il nemico. Dovete invece presentarvi al seggio, farvi riconoscere e comunicare al presidente di seggio che volete avvalervi del diritto di non votare. In questo modo le schede nulle non verranno assegnate come premio di maggioranza, e la vostra partecipazione alle urne verrà calcolata. Si tratta di quell'astensionismo attivo di cui parlavo in qualche post scorso. Le notizie di cui sopra arrivano direttamente da un presidente di seggio, quindi sono assolutamente vere.

Solo un'ultima cosa: qualsiasi cosa facciate, fatelo con coscienza!
p.s.: date un'occhiata qui, se siete indecisi!

martedì 8 aprile 2008

Un medico

UN MEDICO

Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti

Un sogno, fu un sogno ma non durò
poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per
gioco:
perché i ciliegi tornassero in fiore,
perché i ciliegi tornassero in fiore

E quando dottore lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e vennero in tanti e si chiamavano
"gente"
ciliegi malati in ogni stagione

E i colleghi d'accordo i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia
d'amare
mi spedirono il meglio dei loro clienti
con la diagnosi in faccia e per tutti era
uguale:
ammalato di fame incapace a pagare
[...]
Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio ; Anno di pubblicazione: 1971

Sembra retorico, ma nessuno ci hai mai chiesto: "perchè vuoi diventare medico?". Sono convinto che la maggior parte delle risposte sarebbero: "boh, così", oppure: "è un buon lavoro, si guadagna bene". Ma sono solo illazioni; neppure io saprei cosa dire se me lo domandassero a freddo. Soprattutto perchè mi sentirei inibito a dire qualcosa del tipo "perchè voglio salvare delle vite" oppure "perchè voglio curare il cancro": mi sembrerebbe vuota retorica anche se uscisse dalla mia stessa bocca...
All'università non se ne parla, né tra compagni di corso né tantomeno a lezione, dove i professori non riescono neppure a parlarsi per organizzare le lezioni in maniera non ripetitiva tra i corsi, ed integrata. Non sto dicendo che dovrebbero insegnarci perchè vogliamo diventare medici, ma un'etica di fondo, un significato base dal quale ricavare uno sterminato campo di sfumature dovrebbe essere trasmesso in una facoltà di medicina. Nei programmi non esistono corsi ben strutturati dovi si parli di "morte" oltre che di necrosi, apoptosi, o decesso, di "uomo" oltre che di paziente (o, peggio ancora, soggetto), di "malattia", piuttosto che di patologia. Non ci spiegano come diventare medici, al massimo come essere dei saccenti dottori.
Al di là del piacere nello scoprire nuovi meccanismi patogeneteci, intriganti sindromi rare in attesa dei brevissimi istanti in cui ci permetteranno di avvicinarci ai malati (momento in cui una schiera di studenti assetati di sangue si precipiterà per avere un posto in prima fila per assistere a qualche tetro spettacolo di sofferenza), credo ci dovrebbe essere qualcos'altro. Chissà se qualcuno dei nostri futuri governanti riuscirà mai ad accorgersi con un minimo di lungimiranza cosa sta accadendo dopo l'aziendalizzazione della sanità italiana, che tipo di medici stanno formando...temo che, vecchi come sono, non riusciranno nemmeno a rendersene conto in prima persona: o saranno già morti, o probabilmente si faranno curare in qualche istituto estero a suon di euri! Dovrebbero esistere ancora tanti De Andrè...

venerdì 4 aprile 2008

my worlds

Cos'è "my worlds"? o meglio, cosa sono? Sono solo i miei scatti migliori, il frutto di una passione per la fotografia che non ho mai coltivato come si deve... Sono quello che sono riuscito a fare senza mezzo alcuno (tutte le foto sono state scattate con macchine digitali compatte di amici e parenti!), che non è molto, ma mi piace comunque l'idea di condividerlo con i pochi che mi danno il piacere di leggere queste righe. Per questo ho creato un blog dedicato, MY WORLDS, dove foto di luoghi e persone vi faranno intuire i mondi in cui vivo, le realtà che conosco e, forse, quelle che vorrei conoscere in futuro...

buona visione

venerdì 7 marzo 2008

Pensieri ... e jazz!

... sto qui seduto davanti al computer e mi chiedo se almeno voi sappiate il perchè.
Il perchè di questi momenti in cui ti prende una strana malinconia, senza ragione, senza scopo. Penso alle persone che amo, a quelle che mi fanno capire di essere fortunato ed anche a quelle che mi intrigano, ma non so se voglio conoscerle meglio. Perchè ho paura di capire che no, non fanno al caso mio, nè amici nè nemici nè altro. Penso: forse è questo il problema...
Io la vita me la incasino da solo, Ufficio Complicazioni Affari Semplici, e più è intrigato più mi piace cercare la soluzione di un problema e buttarmici a pesce. Mi prendereste per il culo, amici miei, e direste che sono tutte balle! e che uno più organizzato di me non esiste... Eppure non sempre è così, o meglio si è così ma prima mi ci butto e poi cerco di salvarmi organizzando! E' lì che si incasina tutto...

-di seguito, solo sulle note del jazz... clicca qui prima di leggere!-

Eppure mi piace la mia vita, non scambierei un secondo dei miei mille impegni con 1 ora di noiosissimo ozio! Credo nell'opportunità di saper cogliere l'attimo, unico, irripetibile.
Voglio la pillola rossa ("resti nel paese delle meraviglie e vedrai quant'è profonda la tana del bianconiglio") , perché so già di non sapere ed ora sento il bisogno di fare il passo successivo. Un momento di stasi, il limbo che prelude alla perdizione: non è l'inferno di Dante, ma una vita qualunque in una società qualunque. E allora via, sulle ali del jazz, verso sogni lontani e momenti di intensa emozione, sulle note confuse di radio libere a bordo di un furgone a fiori e tanti ideali ... che si infrangono su un muro di indifferenza, alla fine della strada...
Forse è questo: la paura dell'indifferenza, di lasciarsi coinvolgersi dalla corrente trascinati lontano da quei sogni di libertà e tutto ciò che sia vivo, come le nottate in piedi a parlare con persone sconosciute e amare e intrighi e ancora viaggi, novità! tutto nuovo! e cambiare il mondo e metamorfosi e lottare per ottenere ciò in cui si crede e credere, non nel tuo Dio, ma nel mio, non nel suo potere di salvare gli oppressi e punire i colpevoli, ma nel mio! che è ora, è adesso, è ogni attimo della nostra vita... troppo lunga per come la viviamo, per come la gettiamo senza accorgerci che corre più veloce della nuova mercedes del vicino...
Voglio vivere meno, ma vivere meglio!
...e allora jazz...

mercoledì 27 febbraio 2008

Delusione

Ammetto che un po mi ero illuso. Speravo almeno in una risposta "no grazie non siamo interessati", ma né l'autore dell'articolo né grillo mi hanno degnato di un segno in riferimento all'idea della 'campagna elettorale parallela'. Non che pensassi di arrivare io e cambiare il mondo, mi bastava una risposta qualsiasi.
Fattostà che parla, parla...e a sentire gli amici miei c'è solo una via d'uscita: puntare tutto sul meno-peggio, ancora, il pd insomma: gli unici che abbiano qualche speranza di non farci ricadere nelle mani del berlusca. Eppure mi rifiuto di credere che il popolo italiano debba essere sempre costretto a votare non per qualcuno dal quale si sente rappresentato, ma per quelli che si spera facciano meno danni...
Bisogna cambiare l'Italia a partire dalle piccole cose quotidiane, dalla spazzatura differenziata alle campagne per l'energia pulita, dalla profonda ricerca di sé e di valori alti in cui credere alla loro costante esternazione. Se molliamo noi, che abbiamo vent'anni o poco più, chi mai dovrebbe riuscirci, a cambiare questa società? Vivrò sempre con la convinzione che questo sia possibile, perchè il cinismo non è altro che una sconfitta interiore e una velata resa al potere. Lascio questo "privilegio" ai deboli e ai vecchi, che dopo anni di presunte lotte hanno il diritto di volere un po' di pace.

lunedì 18 febbraio 2008

Ancora idee: astensionismo attivo

Come ho già detto sto aspettando risposta sia dal direttore di Carta che da Beppe Grillo, cui ieri sera ho segnalato l'articolo e l'interessante proposta. Nel frattempo vi giro questa mail che ho ricevuto, parla di astensionismo attivo, una sorta di metodo ibrido per manifestare il proprio disaccordo con la politica attuale senza lasciare che questo avvantaggi l'una o l'altra parte in gioco. Mi rendo conto di quanto sia contraddittorio con il post di ieri, ma sono ancora al vaglio delle idee, ed anche questa, benchè meno entusiasmante della proposta partecipativa di Pierluigi Sullo, potrebbe essere un'iniziativa interessante.

> l'astensionismo attivo ovvero rifiuto della scheda.
>
> come ben sapete l'astensionismo passivo non fa percentuale di media votanti e riguardo alle elezioni legislative il nostro sistema di attribuzione non prevede nessun quorum di partecipazione(a differenza dei referendum dove è richiesto un quorum del 50%+1 degli elettori).
>
> quindi se anche per assurdo nella consultazione elettorale votassero tre persone,ciò che uscirebbe dalle urne sarebbe considerata valida espressione della volontà popolare e si procederebbe quindi all'attribuzione dei seggi in base allo scrutinio di tre schede.
>
> Altresì le schede bianche è nulle,fanno si percentuale votanti,ma vengono ripartite,dopo la verifica in sede di collegio di garanzia che ne attesti le caratteristiche di bianche o nulle,in un unico cumulo da ripartire nel cosidetto premio di maggioranza....(per assurdo sempre votando bianca o nulla se alle prossime elezioni vincesse berlusconi le sudette schede andrebbero attribuite nel premio di forza italia).
>
> Esiste però un metodo astensivo,che garantisce di essere percentuale votante(quindi non delegante) ma consente di non far attribuire il proprio non-voto al partito di maggioranza.
>
> è infatti facoltà dell'elettore di recarsi al seggio e una volta fatto vidimare il certificato elettorale,AVVALERSI DEL DIRITTO DI RIFUTARE LA SCHEDA,assicurandosi di far mettere a verbale tale opzione.
>
> è possibile inoltre ALLEGARE IN CALCE AL VERBALE,UNA BREVE DICHIARAZIONE IN CUI SE VUOLE,L'ELETTORE HA IL DIRITTO DI ESPRIMERE LE MOTIVAZIONI DEL SUO RIFIUTO(es. nessuno degli schieramenti qui riportati mi rappresenta)
>
> Tale sistema oltre a rallentare e rendere difficoltose le operazioni di voto e scrutinio(è obbligatorio compilare infatti per ogni scheda rifiutata un apposito verbale) rende inattribuibile il voto,in quanto la legge consente solo l'attribuzione delle schede contenute nell'urna al momento dell'apertura della stessa,creando una discrepanza tra percentuale votanti e voti attribuibili e di conseguenza un problema di difficile,se non impossibile attiribuzione(specie se il fenomeno raggiungesse quote notevoli) di seggi,infatti in linea teorica(non è mai successo) se la quantità di schede rifiutate raggiungesse la quota di voti necessaria per l'attribuzione di un seggio,tale seggio non potrebbe essere attribuito.
>
> DIFFONDETE

domenica 17 febbraio 2008

E allora, che si fa?

"E allora, che si fa? Si può lasciare che passi l’ennesima ondata di marea delle campagne pubblicitario-elettorali, per poi ricominciare a darsi da fare, anche se probabilmente in un contesto peggiore. Oppure si può cercare il modo di «usare» la campagna elettorale. Questa è la proposta: reti, movimenti, associazioni, sindacati, singole personalità un bel giorno, presto, si riuniscono e discutono di come condurre in tutto il paese, città per città, un’altra campagna. La quale consisterebbe nel fatto che tutti, nelle loro diversità, concordano su un testo, un «programma», che disegni la società e la democrazia che vorremmo; e che tutti si impegnano a diffonderlo e a discuterlo in giro per l’Italia. Poi, ciascuno metterà l’accento sulla parte del «programma» che trova più coerente con sé, e in ogni città o territorio si tradurranno quelle proposte nella situazione che c’è lì. Immaginate decine, centinaia di incontri e di azioni che tutte insieme dicano: noi, così diversi tra noi, abbiamo ciò nonostante una proposta da fare a tutti i cittadini. Che si decida di votare per questo o per quello, o di non votare affatto, noi badiamo alle cose, a come cambiare il nostro modo di vivere.
Si tratterebbe di una «campagna» indipendente e parallela a quella dei partiti, che non si propone di chiedere o imporre candidature, o di barattare voti."
Tratto da Carta.org

Idea interessante... Una campagna elettorale parallela, un programma in dieci punti, precisi, pratici, comuni! C'è poco tempo, ma bisogna provarci. Mi ricorda le parole di una canzone di Gaber: "Libertà è partecipazione". Spesso si parla di democrazia popolare (una tautologia per ribadire il concetto di quanto il governo NON sia del popolo...) o di liste civiche. Eppure sempre qualcuno ci ricasca: perchè il gioco esclude i giusti e premia solo i grandi partiti, gli stessi dove la politica viene mortificata. Ma se fossero i cittadini, le associazioni, a proporre il programma di governo, non cambierebbe nulla sul piano pratico ma ne uscirebbe un messaggio di una forza straordinaria. Forse è un sogno, come teme l'autore dell'articolo Pierluigi Sullo, ma almeno potremo dire di averci provato.

Inviate questo post ai vostri amici, diffondete la notizia, linkate l'articolo: io scriverò all'autore e cercherò di capire se erano solo parole...

Andrea Pazienza

mercoledì 6 febbraio 2008

Che fine faremo?


Non se ne può più. Da entrambe le parti, la gente è stufa di doversi confrontare con politici corrotti e collusi, con persone al di là di ogni trasparenza, con menti avulse dal concetto di coerenza e di ideale. C'è un sentimento di sconforto che dilaga tra i lottatori delle passate generazioni, quelli che hanno potuto sentire di persona l'odore dei movimenti sociali e difendere i propri ideali urlando nelle piazze; ma succede di peggio con le generazioni successive, quelle che, come la mia, se ne sbattono e basta.
Oggi un amico mi ha fatto delle domande, doveva fare i "compiti a casa" per un corso di non-so-cosa universitario. Il format prevedeva quesiti tipo "come affronti i piccoli eventi rivoluzionari della quotidianità" o "c'è un ideale per il quale lotteresti fino in fondo", utilizzando pericolosamente la parola "rivoluzione", scempiata in passato e privata ormai dei suoi significati più profondi.
All'inizio non sapevo sinceramente cosa rispondere, purtroppo sono anch'io figlio del mio tempo e spesso nascondo dietro falsi impegni la poca voglia di tenermi informato. Tuttavia, qualcosa la penso, l'ho già detto e lo ripeto: è solo colpa nostra. Una volta quando qualcosa non andava nella società la popolazione si caricava come una molla, si accumulavano rancori, odii profondi che sfociavano in atti di inaudita violenza quando il limite di sopportazione veniva raggiunto. Non che fossero tempi di cui andare fieri, ma erano 'vivi'. Temo invece che lo sconforto ed il senso di impotenza ci faccia solo sprofondare nell'apatia, lasciando a mafiosi di ogni sorta la possibilità di governare e confinando i pochi idealisti ancora in vita dietro un muro di indifferenza.
Guardate un attimo chi sta prendendo la rincorsa per fare l'ennesimo balzo sulle poltrone del potere ed ingannarci con promesse mai mantenute!


Hanno camminato per così tanto tempo nella fanghiglia del potere, impastato talmente tanti soldi con mani sporche di mafia, sfornato una quantità così grande di leggi insensate che non possono, nemmeno con la più buona volontà, venirne fuori. C'è bisogno di un rinnovamento radicale della classe politica italiana, ma non dobbiamo aspettarci che cada dall'alto, la nuova formazione del governo dettata su pietra e pronunciata a gran voce dalla cima del monte Sinay.
Tutti si devono impegnare nel loro piccolo a dare un segnale forte, pacifico ma inesorabile, chiaro ed incorruttibile. Per esempio, nessuno dovrebbe andare a votare alle prossime elezioni. Questa sì che sarebbe una vera rivoluzione.

sabato 2 febbraio 2008

Future generations...?


Tokyo 2007 - foto di Giacomo Magnani

lunedì 28 gennaio 2008

Finalmente LTdT.it

Finalmente ha riaperto i battenti il nostro sito, www.ltdt.it, webpage ufficiale del gruppo di percussionisti "Les Tambours de Topolò" di cui faccio parte. E' ancora in costruzione, quindi chiedo venia per eventuali mal-funzionamenti di links e quant'altro.


In particolare vi vorrei segnalare il nostro nuovo progetto "Lost Barrels: Adopt One!". L'idea è quella di raccogliere fotografie provenienti da tutto il mondo in cui i protagonisti siano i bidoni, in tutti i loro utilizzi. Per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto: se state facendo un viaggio, o se semplicemente state andando a prendere il treno e vedete un bidone, fategli una foto ed inviatecela all'indirizzo lostbarrels@ltdt.it ; provvederemo a pubblicarla sul nostro sito!
Questo è un bidone a Delfi, Grecia.

lunedì 14 gennaio 2008

Istanbul 2



- Diaro di viaggio postumo -


Il freddo umido ti entra nelle ossa, ti prende dentro e ti consuma piano. Giornata uggiosa, quasi nevica, tutto chiuso per il primo giorno del sacrificio di Alì. Svanite la fretta e la stanchezza del primo giorno di viaggio, è arrivato il momento di fare i turisti sul serio. I minareti della moschea blu si stagliano alti e grigi su quel cielo bianco e piatto, sembra il disegno mal fatto di un pittore sconosciuto. Non fai tempo ad avvicinarti che almeno 2 venditori ambulanti ti provocano con qualche libro di fotografie, miracolosamente in italiano, su vita morte e miracoli della moschea e dintorni. Un incantatore di serpenti new age spiffera in magici flautini abbindola-turisti: pure io mi sono fatto incantare, ma senza mollare una sola lira nella contrattazione! Prezzo di partenza: 50 lire turche per uno dei due tipi di flauto (circa 35€). Ultima offerta del musicante: 25 per tutti e due! Ne ho preso uno per 15, comunque un furto, ma ne è valsa la pena: ora posso molestare le mie coinquiline unendo ad una totale inesperienza nel suonare strumenti a fiato (con l'ancia, pergiunta...) anche una buona dose di inefficienza strumentale! Wow! Saranno felicissime, scommetto...
Poi entri e cambia tutto: il freddo, il grigiore, l'intorpidimento... tutto svanisce nel nulla, come non fosse mai esistito. Ti ritrovi avvolto non tanto da un religioso silenzio, non da fredde mura di marmo, scivolosi pavimenti e l'aura austera della Casa del Signore, ma da gioia e tepore e un morbido tappeto che sotto i piedi scalzi ti invita a sederti e a contemplare quell'immensità. C'è luce e i colori vivaci delle piastrelle che tappezzano letteralmente ogni superficie della moschea risaltano più d'ogni cosa. Poche persone, per lo più devoti turisti, percorrono la spianata di tappeto, lasciando alla vista tutto lo spazio necessario a godersi lo spettacolo. Ci sono lampadari enormi, intrecci complessi di ferro battuto che restituiscono alla moschea una misura più umana, e di contro lasciano che lo sguardo scivoli oltre fino a perdersi negli arabeschi porcellanacei. Non dispongo della bravura necessaria a descrivere efficacemente tutto questo. Lascio alle immagini l'arduo compito.



Dopo il ritorno al mondo reale, ed un lauto pasto a base (ovviamente) di kebab, ci siamo diretti verso l'altro capolavoro dell'architettura sacra di istanbul; il frutto del dio rivale, l'esempio perfetto della stupidità umana in materia di religione, la bellissima basilica cristiana scempiata e traformata in moschea per volere del profeta: Hagia Sofia, meglio conosciuta come Santa. All'interno un sentimento austero, poche piastrelle, sparuti e splendidi mosaici dorati di recente resurrezione, riesumati a stento sotto centimetri d'intonaco. Purtroppo un'enorme impalcatura per i restauri della cupola mi ha impedito di apprezzerne la vera bellezza.

[...continua...]