domenica 11 maggio 2008

Dall'altra parte

Un servizio di "La Storia Siamo Noi" (Nemesi Medica), un libro stupendo (S.Bartoccioni, G. Buonadonna, F. Sartori), un ciclo di conferenze del SISM (sede di Padova) semplicemente indimenticabile. Eppure "dall'altra parte" è molto di più di questo. Proverò a spiegarmi.

La storia inizia con un'idea del giornalista Paolo Barnard per rendere migliore la sanità italiana; a partire dalle persone che la popolano (medici ma anche pazienti) per finire alle istituzioni che la regolano. La novità sta nella centralità dell'ambivalente figura del medico-malato come spunto di riflessione per una rivoluzione umanistica di questa sanità. L'obiettivo a breve termine (già raggiunto) era la stesura di un decalogo di richieste, sottoposto alcuni anni fa all'allora ministro della sanità, Sirchia. Il vero obiettivo invece, è ancora quello di restituire ai pazienti la loro dignità di malati e ai medici il potere di essere migliori in una sanità in cui possano anche dire la loro.
In 4 giorni di incontri incredibili, il SISM ha realizzato un tassello del grande disegno: le 150 (circa) persone presenti, in particolare studenti di medicina ma anche qualche medico ed infermiere, si sono confrontate su temi quali la comunicazione con il malato, l'umanità, la tragedia della malattie più debilitanti, la necessità di una rivoluzione del sistema sanitario e l'introduzione di un "controllo di qualità" dei medici sfornati dalle nostre università. In questi giorni più che mai mi rendo conto di quanto avesse ragione Paolo Barnard quando chiedeva che fosse impedito, agli studenti medici ritenuti incapaci di avere un giusto rapporto con il malato, di proseguire gli studi o comunque di esercitare la professione. Sono convinto che almeno la metà dei miei compagni di corso non passerebbe un filtro del genere, forse nemmeno io. Molto di loro si preoccupano solo di ottenere un foglio di carta ed un buon lavoro con la minima fatica possibile. Sono pronti a calar le braghe di fronte a qualunque professore pur di non avere fastidi, o in nome di un'innata impotenza a risolvere i problemi (numerosi) della facoltà. Mi chiedo come faranno a combattere, fianco a fianco dei loro futuri "pazientissimi" malati, la tragedia delle persone. Come sopporteranno il peso delle dolorose emozioni altrui, se non estraniandosi, ancora una volta, dai problemi?
Ci si è chiesti di chi sia la colpa di tutto questo. Del sistema, sicuramente; ma anche nostra, e dei genitori che regalano sempre ai propri figli, dal primo compleanno in poi, scorte di vasellina ed aulin(per il mal di schiena, a forza di stare piegati...).

...continua...

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